A Christmas Carol, il trionfo della Performance Capture
Da Milano – In questi giorni nelle sale è possibile ammirare il nuovo film di Robert Zemeckis a A Christmas Carol (Il Canto di Natale). E’ un film girato con la tecnologia della Performance Capture. Si tratta di una tecnica molto più avanzata della Motion Capture, che in pratica si limita a catturare i movimenti di persone reali per poi applicarli a modellini 3D, con la Performance Capture si catturano anche le espressioni dei personaggi, grazie a sensori (marker) molto piccoli applicati al volto degli attori.
Quindi l’attore recita e le sue espressioni e i suoi movimenti possono essere applicati ad un modellino 3D ottenendo così il massimo realismo. Fantastico.
Il problema della Performance Capture è che si tratta di una tecnica così perfetta da risultare fredda, un po’ troppo realistica, e qui sta il vero paradosso.
In effetti, il 3D nasce come sublimazione della fantasia, con la Performance Capture in pratica si catturano movimenti da attori veri, applicati a modellini 3D che sembrano veri e il risultato è probabilmente peggiore di quello che si otterrebbe girando con attori reali.
Forse proprio per questo motivo, tale tecnica fino ad oggi non ha prodotto risultati clamorosi al botteghino. Polar Express del 2004 non fu un successo e il recente Beowulf si può considerare un vero e proprio flop.
Christmas Carol potrebbe essere il film della riscossa. La storia è ispirata al Canto di Natale di Charles Dickens, quindi il soggetto non è in discussione. Il periodo è quello giusto. E, guardando i trailer, la sensazione è che si sia lavorato parecchio di post produzione per cercare di rendere il film meno reale e più fantastico. Vedremo.
Nel frattempo Robert Zemeckis ha dichiarato che il seguito di “Chi ha incastrato Roger Rabbit” sarà girato con la tecnica della Performance Capture. Ma anche qui, per ammissione dello stesso Zemeckis, il rischio di sforare nel paradosso esiste. Infatti, la Performance Capture potrà essere applicata solo per sostituire i personaggi “in carne ed ossa” con equivalenti cloni 3D, Roger Rabbit e Jessica dovrebbero continuare, per funzionare, ad essere dei cartoni animati bidimensionali, altrimenti verrebbe snaturata tutta la storia. Insomma l’arte, anche al cinema, è un mix di emozioni e creatività, limitare tutto alla tecnica rischia di generare prodotti freddi che fanno rimpiangere il primo lungometraggio di Topolino, si parla del 1928 o giù di lì…