Consumatori preoccupati, ma ancora confusi, sulla tecnologia “green”
Da Milano – Secondo un sondaggio condotto a livello mondiale da Ipsos commissionato da Lexmark International, azienda produttrice di soluzioni e servizi per la stampa, su 10.000 persone intervistate in 21 Paesi, la maggioranza prova un senso di colpa per l’impatto ambientale prodotto dall’utilizzo della tecnologia in casa o in ufficio.
La ricerca mette in evidenza che la maggioranza degli intervistati non riesce ad identificare il proprio potenziale impatto ambientale quando si tratta di stampa e che le donne sono più consapevoli e si sentono maggiormente in colpa rispetto agli uomini
quando si parla di sostenibilità ambientale.
I primi cinque fattori evidenziati dai consumatori:
• Il 91% preferirebbe riparare un dispositivo tecnologico sotto garanzia piuttosto che buttarlo;
• l’85% spesso sceglierebbe l’opzione di stampa più ecologica se disponesse di una soluzione ‘one-click’ o ‘one-push’;
• l’84% sarebbe più propenso ad acquistare un prodotto da un’azienda che dimostra maggiore responsabilità e attenzione per i processi di riciclo;
• Il 75% si sente in colpa per la stampa di pagine inutili;
• Il 64% ritiene ERRONEAMENTE che lo smaltimento delle cartucce d’inchiostro sia la principale causa di inquinamento da stampa;
“Questo sondaggio mostra chiaramente che le persone, in tutto il mondo, hanno bisogno di più formazione e orientamento su quali siano le migliori pratiche di stampa – ha dichiarato Massimiliano Tedeschi, Amministratore Delegato di Lexmark Italia.
“Già da molto tempo Lexmark si sta muovendo in questo senso: oltre a offrire prodotti e soluzioni che aiutano a minimizzare l’impatto ambientale, migliorando al contempo l’efficienza, è attivamente impegnata ad educare i propri utenti promuovendo, attraverso specifici programmi e attività, un comportamento ecoresponsabile non solo nell’ambiente di lavoro ma anche in quello domestico.”
Dati Italia
Da questo studio risulta che gli italiani nello specifico sono tra i cittadini più sensibili alle policy green delle aziende: il 91% infatti sarebbe più propenso ad acquistare un prodotto da un’azienda che dimostra maggiore responsabilità e attenzione per i processi di riciclo, contro il dato globale dell’84%.
L’86% degli italiani inoltre si sente in colpa quando stampa pagine inutilmente, risultando così tra i più attenti a livello mondiale.
Le persone richiedono una responsabilità condivisa
Tre quarti degli intervistati riconoscono le loro errate abitudini di stampa e per questo si sentono in colpa, molti, ancora, ritengono che i produttori potrebbero fare di più per aiutare ed educare gli utenti, mentre solo il 39% degli intervistati ritiene che le aziende
che operano nel settore IT mostrino abbastanza responsabilità in materia di riciclo e smaltimento.
Tuttavia, i risultati suggeriscono che l’impegno a mettere in atto pratiche “green”da parte delle aziende produttrici, influenza le decisioni di acquisto; l’84% degli intervistati ha affermato infatti di essere più propenso ad acquistare da un produttore particolarmente attento ai processi di riciclo.
Europei interessati, ma meno preoccupati rispetto agli Americani
Nel complesso, la maggioranza degli europei (69%) è preoccupata per gli effetti che lo spreco di carta ha sull’ambiente – numero comunque inferiore rispetto agli americani, il cui 78% si sente in colpa per lo spreco di carta e lo smaltimento del dispositivo.
Tuttavia, gli europei hanno anche meno fiducia nelle pratiche di riciclo delle aziende produttrici, dato in contrasto sia rispetto agli Stati Uniti che al resto del mondo. Solo il 37% degli abitanti del vecchio continente ritiene che i produttori facciano abbastanza in
termini di riciclo, dato anche questo inferiore rispetto a circa la metà (46%) degli americani e di una media globale del 39%.
Sono le donne le più preoccupate per l’ambiente
Nei 21 paesi esaminati, generalmente le donne sono più soggette degli uomini ad essere preoccupate per la salvaguardia dell’ambiente e per l’impatto che le loro attività possono generare; così come è più probabile che indichino correttamente le potenziali
conseguenze che derivano da cattive abitudini, quali le stampe superflue. Le donne sono anche più propense ad acquistare da un produttore di tecnologia che adotta programmi di riciclo.
Il 71% delle donne ha affermato di sentirsi in colpa quando elimina un dispositivo piuttosto che ripararlo, rispetto a solo il 63% degli uomini. Le donne sembrano inoltre essere più consapevoli delle problematiche relative allo spreco di carta, il 79% di esse infatti si sente colpevole quando stampa pagine inutili, contro 71% degli uomini.
Due terzi della popolazione si sbaglia riguardo la carta
La maggior parte degli intervistati (il 64%) ritiene erroneamente che inchiostro e toner, costituiscano la più grande minaccia per l’ambiente, quando si tratta di stampa.
Tuttavia, meno della metà delle persone (46%), ha capito che in realtà è la carta ad impattare sull’ambiente in maniera preponderante. Questa è un’area tematica per la quale bisognerebbe garantire agli utenti una maggiore educazione e informazione
affinché siano più consapevoli e adottino un comportamento più responsabile nei confronti dell’ambiente.
L’analisi del ciclo di vita di Lexmark1 ha riscontrato che il maggior contributo che i processi di stampa hanno sulla “carbon footprint” deriva dall’uso della carta (47%) rispetto a circa il 10% derivato dal consumo di energia e l’11% dall’utilizzo delle
cartucce. La fase di utilizzo di un dispositivo multifunzione a getto d’inchiostro incide per la stragrande maggioranza (68%) sul potenziale totale di riscaldamento globale.
LA RICERCA
L’indagine di Lexmark è stata condotta dal 12 marzo al 6 aprile 2009 da Ipsos, e ha coinvolto 10.507 persone dai 15 anni in su che utilizzano un computer a casa, in 21 diversi Paesi. Ci sono state almeno 500 interviste per Paese, dei campioni rappresentativi * del target, in ciascuno dei seguenti Stati: Austria, Canada, Denmark, USA, France, Australia, Germania, Brasile, Italia, Cina,
Olanda, Mexico, Norvegia, Russia, Polonia, Sud Africa, Romania, Turchia, Spagna, Emirati Arabi (UAE), UK.