Elezioni europee: pirati all’assalto!
Da Milano – Il partito svedese “dei Pirati” ha raccolto un clamoroso 7,1% in Svezia. Il suo rappresentate (hanno ottenuto un seggio) confluirà quindi nel parlamento europeo a fianco dei Verdi di cui sono una naturale propagazione.
Il fenomeno è davvero curioso anche a valutarlo in termini puramente numerici. Il partito è nato solo nel 2006, ma negli ultimi anni, specie dopo la sentenza che ha colpito Pirate Bay (di cui abbiamo diffusamente parlato con un’analisi della situazione legislativa italiana https://www.ayrion.it/2009/pirate-bay-una-condanna-che-fara-tendenza) ha visto crescere in maniera esponenziale i suoi iscritti e i consensi in generale.
Leggendo il piano di programma, si avverte come uno dei punti centrali sia la libertà di diffondere materiale attraverso il file sharing per usi esclusivamente personali e non commerciali.
Si ritrovano nel manifesto di questo partito elementi che sono condivisi anche da altri movimenti ideologici, come il movimento Open Source e il Free Software Foundation di Richard Stallman, però la domanda che viene facile è: perché questo movimento ha sfondato, acquisendo una grande visibilità, mentre altri movimenti più radicati e consolidati, viene in mente proprio il FSF, rimangono sostanzialmente un fenomeno di nicchia?
Forse la risposta sta nel fatto che la rete aveva bisogno davvero di un movimento che non si limitasse a filosofeggiare ma che cercasse di affrontare i problemi a muso duro. E’ stato probabilmente questo l’elemento premiante.
Il discorso sul copyright e la libera diffusione dei contenuti cerca da tempo delle soluzioni. Ultimamente la sensazione è che si stia andando verso soluzioni intransigenti come quella proposta dalla Francia (distacco dalla rete dopo tre violazioni) che richiedono una risposta altrettanto intransigente, forse i tempi per filosofeggiare sono finiti. Ora si parla di azione.
Il problema poi non riguarda solo la Svezia, evidentemente, ma il mondo, Italia compresa.
Dalle nostre parti si era cercato di fare qualcosa, timidamente, nel 2006, per provare a regolarizzare in modo dignitoso il peer to peer in generale e il libero scambio di materiale non protetto da diritto d’autore. La battaglia era stata portata avanti dai Verdi, si ricorda in prima linea Fiorello Cortiana, che in quel periodo si batterono anche per la diffusione del software open source nelle amministrazioni, in sostituzione del più oneroso e meno affidabile software commerciale. A dire il vero il risultati ottenuti non furono eclatanti e quel movimento riformistico si chiuse, di fatto, con quella legislazione.
A questo punto però un interrogativo è lecito porselo. Se in Italia venisse costituito un partito per salvaguardare le libertà del libero pensiero e del libero scambio in rete, che percentuale di voto riuscirebbe ad intercettare?
La sensazione e che forse molti disillusi dalla politica forse troverebbero finalmente una bandiera sotto la quale radunarsi.
One Comment
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Non si può limitare la circolazione di film e musica. Sarebbe un po’ come cercare di circoscrivere la libera diffusione del pensiero e delle idee: è impossibile!