La tecnologia migliora la vita?
Da Milano – La qualità della vita dell’uomo sembra che sia costantemente peggiorata da un milione di anni a questa parte.
Secondo le recenti ricerche, infatti, l’uomo paleolitico dedicava al “lavoro” mediamente due o tre ore giornaliere per procurarsi tutto quello di cui avevano bisogno: cibo, pelli per ripararsi dal freddo, utensili, un grotta e, perché no, anche una compagna carina, sempre secondo i canoni estetici dell’epoca.
Non aveva il forno a microonde e nemmeno un suv a sette posti. Probabilmente era davvero felice.
Il fatto certo è che l’uomo moderno deve lavorare più del doppio rispetto al suo antenato per soddisfare tutte le sue esigenze e questa tendenza è in aumento nonostante la tecnologia tenda a semplificarci la vita.
La domanda che viene semplice è: ma la tecnologia allora migliora davvero la vita?
Aspettate prima di rispondere, pensate alle vacanze degli anni ’70. Il cellulare non esisteva. Quando si andava in vacanza si poteva stare certi di non essere disturbati da nessuno. Niente telefonate di lavoro, niente telefonate di amici. C’era solo la telefonata alla famiglia, la sera, dal telefono a gettoni. Una delizia.
E che dire poi del navigatore satellitare. Negli anni ’70 il navigatore stava di fianco al guidatore, con la cartina ben aperta sulle ginocchia. Del resto Alcuni dei posti più belli della nostra vita li abbiamo scoperti per caso, perdendoci alla ricerca di località a malapena segnalate sulle cartine, con quel gusto di avventura che si avverte quando si instilla il dubbio di essersi persi. Con la gioia di ritrovare poi la giusta strada, rallentando per accelerare, come cantava Battisti, dopo aver esaminato la segnaletica stradale.
E le fotocamere? Una volta in vacanza si scattava un rullino da 24 foto. Si studiavano bene le ambientazioni, le pose, ogni scatto era il frutto sapiente di una serie di scelte ponderate per ottenere il risultato migliore, del resto sviluppare costava e tutt’ora costa. Il massimo della tecnologia era la Polaroid che faceva quelle foto che diventavano poi gialle con l’approssimarsi dell’autunno, come le foglie. Oggi si scattano migliaia di foto in vacanza, non ci si preoccupa più neanche di inquadrare o verificare la luce tanto “se viene male la cancello”.
Questo appiattimento mentale porta ad una negazione continua del bello e del buon gusto. Si privilegia la quantità. Del resto anche il mondo della scrittura non è scevro da pecche.
Grazie alla video scrittura si scrive senza quasi neanche pensare, al limite si pensa dopo, intanto “si comincia a buttare giù qualcosa”, del resto se va male si cancella. Provate a farlo su una Olivetti Lettera 32, quella utilizzata dal grande Montanelli: scrivere senza pensare e utilizzare poi il correttore per cancellare 10 righe. E neanche ci si preoccupa della grammatica, tanto c’è il correttore automatico, il dizionario sinonimi contrari e i suggerimenti di sintassi, salvo poi rimanere impietriti di fronte all’arduo compito di scrivere un biglietto di auguri a biro.
Verrebbe quasi da chiedersi se la tecnologia è un segno di progresso o un indice di regresso.
Forse è il progresso dei pochi che inventano le tecnologia e il regresso dei tanti che la utilizzano tutti i giorni solo per velocizzare e produrre di più, perdendo un po’ il senso e la magia delle cose.