Lampadine più brillanti col laser
Da Milano – Ultimamente il mercato sta cercando di orientare i consumatori verso le lampadine fluorescenti e alogene che sembrano consumare meno e avere una serie di pregi.
Però hanno anche degli indiscutibili svantaggi: le lampadine fluorescenti contengono mercurio, il che rende problematico il loro smaltimento, e le alogene generano molto calore, creando un potenziale pericolo d’incendio.
Inoltre, entrambe, generano una luce fredda, assai diversa da quella calda e accogliente che viene generata dalle lampadine ad incandescenza con cui molti di noi sono cresciuti.
La cara vecchia lampadina ad incandescenza inventata da Thomas Edison si è macchiata di un solo peccato capitale: consuma molta più energia rispetto alle concorrenti e in tempi di risparmio energetico sbandierato ai quattro venti, questo basta per averla classificata come vecchia e superata.
Tuttavia un team dell’università Università di Rochester, nello Stato di New York, capitanato dal Professor Chunlei Guo, ha quasi per caso scoperto che i filamenti al tungsteno della lampadina ad incandescenza se trattati con un Femtosecond laser, ovvero un laser capace di generare impulsi dell’ordine del femtosecondo, possono diventare più brillanti. Ad esempio, il filamento di una lampadina a 60-watt diventa brillante come quello di una a 100-watt, trasmettendo tutta questa luminosità al bulbo e quindi all’ambiente circostante, senza per questo aumentare il suo fabbisogno di energia.
Si tratta di una scoperta per certi versi rivoluzionaria che potrebbe ridare vita alle lampadine ad incandescenza e garantire loro un “luminoso futuro”. Resta un problema. I Femtosecond laser necessari per il trattamento sono molto costosi, ma se si iniziasse una produzione su vasta scala i costi potrebbero diminuire diventando così abbordabili.