Ora l’identikit lo crea il computer
Da Milano – L’identikit rappresenta uno dei capisaldi indiscussi delle indagini di polizia. Il meccanismo è semplice: il testimone oculare di un evento criminoso descrive alla polizia il volto e le caratteristiche della persona che ha commesso il crimine, da qui viene elaborato un disegno più o meno corrispondente al volto reale del ricercato.
Strutture di polizia in tutto il mondo impiegano tradizionalmente artisti che disegnano le caratteristiche del volto descritte dal testimone. Queste caratteristiche vengono assemblate insieme in un processo simile al montaggio di un giocattolo del tipo Mr. Potato e portano a creare l’identikit. Il testimone descrive le caratteristiche fondamentali, quali la lunghezza dei capelli, taglia del naso o la nitidezza del mento, e l’artista li unisce per creare una somiglianza. Alcuni dipartimenti hanno ora anche programmi per elaboratore identikit sempre più verosimili che seguono lo stesso approccio di questi artisti, la creazione di composizioni del viso avviene a partire da banche dati di elementi pre-disegnati.
Il problema di questo approccio è che non tiene conto di come la memoria funziona realmente. I ricordi sono spesso poco nitidi, ingannevoli, di frequente il testimone aggiunge o modifica elementi già descritti.
Recentemente, Christopher Solomon dell ‘Università di Kent a Canterbury, in Inghilterra, ha presentato un software, chiamato EFIT-V system, all’Annual Meeting, Frontiers in Optics (FIO), della Optical Society (OSA) che ha avuto luogo il ottobre 11-15 a San Jose, in California
Il software sarà utilizzato all’inizio da circa 15 dipartimenti di polizia del Regno Unito e da una mezza dozzina di paesi europei, tra cui la Francia e la Svizzera. In esperimenti sul campo condotti dalle forze di polizia del Derbyshire, ha portato ad un numero di identificazioni di persone sospette due volte maggiore rispetto ai metodi tradizionali.
Il software genera le sue facce in modo progressivo, evolvendole di pari passo coi ricordi del testimone che riaffiorano. La testimonianza inizia con una descrizione generale del tipo “Mi ricordo di un giovane maschio bianco coi capelli scuri”. Il computer genera nove diverse facce che grosso modo corrispondono alla descrizione e il testimone individua le migliori e le peggiori. Il software utilizza la soluzione migliore come un modello per generare automaticamente nove volti nuovi, con caratteristiche leggermente ottimizzate, in base a quanto ha appreso dai volti respinti. E così via.
Si tratta di un processo di approssimazione veloce e che produce dei risultati davvero sorprendenti.
Nell’immagine, disponibile sul sito della Optical Society, si può apprezzare un confronto tra il vero volto del ricercatore Christopher Solomon e il suo identikit elaborato dall’EFIT-V system.