Perché comunichiamo con gli sms?
Da Milano – L’sms rappresenta, se ci pensate, un uso improprio del telefonino. Uno strumento tecnologicamente avanzato per consentire di parlare a tutti ovunque ci si trovi, viene utilizzato come una sorta di telegrafo senza fili.
A dire il vero nelle strategie degli operatori telefonici l’sms avrebbe già dovuto essere morto e defunto almeno da 5 o 6 anni. Eppure è ancora lì che gode di ottima salute, uno dei principali mezzi di comunicazione che ha resistito all’avvento di mms, push mail, social network, chat e videochiamate.
Perché?
Credo che chiunque possa rispondere perché costa poco. Ma è davvero così?
In un sms possono essere stipati 160 caratteri spazi inclusi. Davvero pochini per comunicare.
A dire il vero in Giappone hanno lanciato pure il romanzo a puntate via sms, ma si tratta di un puro esercizio di stile.
Il nostro short message costa mediamente 12 centesimi. Molti operatori di telefonia mobile vendono 1 minuto di chiamata a 11/12 centesimi o anche meno. In un minuto di chiamata si possono dire 100-120 parole. L’equivalente di 7/800 caratteri, ovvero di 5 sms almeno.
E allora?
Forse il problema non è tanto economico, ma pratico: vuoi metter chiamare un amico con cui non avete voglia di uscire e rischiare che vi convinca a farlo, piuttosto che inviare un bell’sms articolato con delle balle spaziali e poi staccare il cellulare? Molto meglio…
Forse l’sms più che un modo di comunicare e un modo di non comunicare. A volte un esercizio di stile votato al virtuosismo dialettico, altre volte un comodo riparo dall’aggressività e dall’invadenza delle altre persone.
Può andare bene anche così. Certo è come se per accendere il fornello di casa al posto dei fiammeri o l’accendino utilizzaste due pietre focaie sfregate insieme, l’effetto è lo stesso, ma sarà poi così pratico?