Stallman: attenzione l’utilizzo di Mono potrebbe diventare pericoloso!
Da Milano – Mi è capitato di incontrare Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation, due volte, l’ultima in un piovoso 24 febbraio del 2005 presso la Casa della Cultura in via Borgogna a Milano. Ricordo una domanda di un giornalista che chiese a Stallman “Cosa ne pensa dell’open source?”. Lui lo fissò con uno sguardo gelido e rispose, quasi sibilando tra i denti, : “Qui si parla di software libero”.
Un piccolo aneddoto per descrivere un personaggio che cerca di fare della coerenza un proprio stile di vita da sempre e che difende le distanze tra free software e software open source, che hanno punti di contiguità, ma sono due cose diverse. Per banalizzare il software free può non essere open source, ovvero può non consentire accesso ai codici sorgenti, e il software open source può non essere free, ma distribuito a pagamento con licenze diverse.
In uno dei suoi ultimi interventi, Richard Stallman, scoraggia esplicitamente la community degli sviluppatori ad utilizzare Mono, sostenendo che l’uso assiduo di questo set di strumenti potrebbe condurre Microsoft ad intraprendere delle azioni legali.
Mono è un progetto open source coordinato da Novel per creare un insieme di strumenti compatibili con il Framework.NET che consentono il funzionamento di applicazioni basate sul linguaggio di programmazione Microsoft C# su piattaforme quali Linux, BSD, Unix, Mac OS X e Solaris.
Il funzionamento della gran parte delle applicazioni open source, come ad esempio Tomboy dipende proprio da Mono. Questo è il motivo per cui alcune distribuzioni Linux come Debian hanno deciso di includere Mono nelle installazioni di default del sistema operativo.
A spingere Stallman alla sua esternazione è stata proprio questa decisione in quanto lui è del parere che prendere questa direzione costituisce un grande rischio.
Una posizione perfettamente coerente con la politica dalla FSF. A proposito di coerenza, se vi capita, provate a chiedere a Stallman cosa ne pensa del caso Pirate Bay che, da progetto legato alla libera distribuzione dei contenuti, anche se spesso un po’ estremo e in aperta violazione delle leggi, ora si trasforma in un modello di business a pagamento. Io la risposta la so, ma non ve la dico, anche se è facile intuirla…
Per chi vuole approfondire il personaggio Stallman:
Etica e software libero
I concetti che sono alla base del software libero possono avere altri campi di applicazione. E se sì quali? Per scoprirlo abbiamo incontrato Stallman nella sua unica “data” milanese…
L’appuntamento con Stallman a Milano sta diventando un po’ un classico, un momento per ripercorrere i sentieri noti della filosofia che sta alla base della Free Software Foundation, ma anche un’occasione per aggiungere nuovi tasselli e fare il punto di una realtà, quella del software libero, badate bene libero e non open source come ci tiene a puntualizzare lo stesso Stallman, in continua evoluzione.
Se lo scorso anno l’occasione dell’incontro era stata offerta dalla “Settimana delle Libertà”, manifestazione organizzata da Hipatia e Free Software Foundation Europe, quest’anno promotrice dell’incontro è stata AssoEtica, associazione non profit, nell’ambito degli “Aperitivi Etici” una serie di appuntamenti uniti dal comune denominatore dello spirito di etico in cui si rispecchiano idee e ideologie, non ultima quella del guru e fondatore della Free Software Foundation.
Noi, come sempre, c’eravamo…
Un bagno di folla
La conferenza inizia alle 18 di un 24 febbraio piovoso ed insolitamente freddo. Comunque a riscaldare l’atmosfera ci pensa la grande affluenza di pubblico che riempie la “Casa della Cultura” in via Borgogna 3 a Milano in ogni più recondito anfratto. Molte le persone in piedi in attesa di udire il “verbo” di Stallman.
Nonostante le rimarcate differenze tra software libero e open source noi non possiamo che sentirci scaldare ulteriormente il cuore da questo “piccolo bagno di folla” forse un segnale che qualcosa sta veramente cambiando nella coscienza collettiva.
Ma torniamo al nostro protagonista. Richard Stallman.
Stesso look dello scorso anno, stesso sguardo attento e curioso, stessa padronanza del pulpito, segno che il suo “show” è ormai piuttosto rodato e va in scena, replica dopo replica, in modo pressoché perfetto. La curiosità si sposta quindi di dovere sui contenuti.
Ovvia la domanda: come può il concetto di free software coniugarsi in generale con quello di etica e trovare campi di applicazione diversi rispetto a quello puro e semplice del codice binario proprio dell’informatica?
Ci pensa Stallman a chiarirci le idee.
“Il concetto di libertà e di collaborazione rappresentano un momento irrinunciabile nella vita di ciascuno di noi. La libertà rappresenta un bene essenziale e sulla libertà si fonda l’esperienza collaborativa che rappresenta il perno del software libero ma non solo…
Se la libertà è un valore assoluto non può che trovare riscontri applicativi anche in altri settori, questo ci lega ad un discorso di etica della libertà”.
Free Software
“Vorrei tuttavia ricondurre la vostra attenzione sul concetto cardine del software libero. Perché il software deve essere libero? Perché non accettare le logiche spesso più comode del software proprietario?
Il discorso è semplice perché se si insegue un’etica fondata sul valore della libertà, l’unico modo per essere corerenti con tale pensiero è quello di rivolgersi al software libero: è l’unica strada percorribile. Molti usano software proprietario, ne fanno copie anche se ciò non è legale, si tratta di un atteggiamento poco etico e non consentito. Nessuno è libero di fare e distribuire copie di un programma proprietario a meno che il programma non sia Windows XP e quella persona sia Bill Gates (risata in sala).
Certo un vostro amico potrebbe supplicarvi di fargli una copia, è perfettamente comprensibile, si tratta di un amico in fondo, ma se utilizzate software proprietario l’unico modo che avete per non violare nessuna regola etica o giuridica e proprio quello di non avere amici.
Se ci pensate questo concetto paradossale è alla base della distinzione tra software proprietario e software libero.
Il free software favorisce rapporti collaborativi: io sviluppo un programma, lo distribuisco ai miei amici, loro apportano, se lo desiderano, delle modifiche, e lo ridistribuiscono sempre in modo libero,senza applicare restrizioni. Questa babele di collaborazioni e di interazioni rappresenta un substrato importante su cui il software cresce.
Migliora nel tempo la qualità del software medesimo e vengono rimossi via via tutti i bug, ovvero i malfunzionamenti, per merito di una comunità attenta che vive da protagonista le fasi di sviluppo.
Per questo si può tranquillamente affermare che la scelta del software libero è una scelta sicura: il software libero fa esattamente quello che noi vogliamo che faccia, è trasparente, non ci sono elementi introdotti da multinazionali per spiare i nostri comportamenti.”
Il discorso torna, come sempre, sulle caratteristiche “malevole” dei software.
Stallman sta preparando il solito attacco teatrale al”nemico” di sempre, lo fa versandosi una tazza di the, e mentre fissa con apparente noncuranza il piccolo filtro di tela immerso nell’acqua bollente si lascia sfuggire divertito una sigla nota a tutti.
“Windows XP (pausa studiata a tavolino e risata collettiva del pubblico), ad esempio, rappresenta uno strumento perfetto per spiare le abitudini dell’utente, attraverso di esso vengono istallati sul Pc una quantità di applicativi che ci spiano, monitorano le nostre attività, fanno dei report dettagliati a Microsoft che usa questi report per capire i nostri gusti, le nostre preferenze, per venderci altro software proprietario…
Dei nomi? Windows Media Player, ad esempio, rappresenta uno strumento perfetto per monitorare le nostre preferenze in termini di visione di film e video.
Ma gli esempi si sprecano.
Inoltre, per poterci spiare questi programmi installano spyware che aprono delle backdoor nei nostri PC, ovvero delle porta aperte in cui possono pericolosamente infiltrarsi pirati telematici. Insomma mettono a grave repentaglio la sicurezza del PC.
Un altro problema dei programmi commerciali è la presenza pressoché costante di bug che vengono risolti in modo lento e graduale. Il programma esce con dei difetti che vengono faticosamente corretti dagli sviluppatori impiegando molto tempo e così esce una nuova release con nuovi problemi: un circolo vizioso.
Ricorrere al software libero significa anche affrancarsi da questa schiavitù. Se l’utente scopre un problema può rivolgersi alla comunità di utenti che usano e sviluppano quel software per cercare di risolvere il problema, il tutto in modo collettivo e più veloce di quanto non avvenga attraverso i report ai singoli programmatori che impiegano due mesi a sanare un bug e poi vi dicono ‘Va bene ora qual è il prossimo’. L’attività di test collaborativa risulta senz’altro più efficace.”
Piccola nota a margine sarebbe interessante chiedere a Stallman se l’esperienza collaborativa ha una natura gerarchica o allargata e pluralista. Ma non c’è tempo per farlo anche se i più attenti tra voi avranno letto tra le righe il richiamo più che evidente alle teorie di Raymond ne “La Cattedrale e il Bazaar”.
Ma torniamo al buon Stallman.
Le libertà fondamentali
“Quindi abbracciare il software libero significa non essere più prigionieri di una tecnologia, non dipendere in modo diretto dalle decisioni e dallo sviluppo di un ristretto cerchio di persone.”
“Per esser libero un software deve rispettare le libertà fondamentali:
l’utente ha la libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo;
l’utente ha la libertà di modificare il programma secondo i propri bisogni: perché questa libertà abbia qualche effetto in pratica, è necessario avere accesso al codice sorgente del programma, poiché apportare modifiche ad un programma senza disporre del codice sorgente è estremamente difficile;
l’utente ha la libertà di distribuire copie del programma, gratuitamente o dietro compenso;
l’utente ha la libertà di distribuire versioni modificate del programma, così che la comunità possa fruire dei miglioramenti apportati.
Quindi io posso modificare un programma con licenza GNU e ridistribuirlo, ma non applicandovi una licenza che sia più restrittiva o, peggio, di natura commerciale.
Tutto questo si trova una perfetta coerenza di intenti proprio nel fondamento di GNU.”
Ma il discorso delle licenze è piuttosto complesso come suggerisce lo stesso Stallman.
“Attenzione non tutte le licenze sono rispettose delle libertà fondamentali che sono alla base del software libero. Lo è la FDL coniata proprio dalla Free Software Foundation, ovvero la Free Documentation License, oppure la GPL, la licenza d’uso libero più diffusa che è alla base della stragrande maggioranza dei programmi basati su GNU.
Entrambe sono persistenti, nel senso che non possono essere modificate e garantiscono il “permesso d’autore” o copyleft, una riscrittura del copyright che invece di limitare le libertà dell’utente nell’uso dell’opera concede ad esso una maggiore libertà d’uso.”
Una “ferita” aperta
Giuro, per davvero, che non so cosa pensi realmente Stallman di Linus Torvalds. Di fatto tra i due c’è un rapporto di grande stima, lo stesso Stallman elogia il lavoro svolto da Torvalds ma ci tiene a precisare alcune “cosette” e comunque, quale che sia il punto di partenza del suo lungo discorso, uno dei punti di arrivo è sempre quello: Linux.
“Linux all’inizio, si parla del 1991, non era libero lo è diventato nel 1992 adottando la licenza GPL,i n precedenza il codice veniva liberamente distribuito, ma era esplicitamente vietato ottenere un qualsiasi ritorno economico dalla sua diffusione, incluso un eventuale rimborso. Ma quando si parla di Linux sarebbe più corretto parlare, in termini generali, di sistema GNU/Linux. GNU è alla base di Linux. In realtà Torvalds ci ha in un certo senso bruciati sul tempo ideando un sistema operativo funzionate basato su librerie GNU e da altri elementi già pronti che dovevano solo confluire in un sistema operativo vero e proprio. C’era solo da portare a compimento un lavoro partito molto da lontano, ma i tempi di sviluppo si sono allungati per mille ragioni e Torvalds è arrivato prima. Non critico il lavoro di Torvalds, anzi, Linux è un ottimo prodotto, vorrei tuttavia che fosse riconosciuto in modo più marcato l’apporto dell’esperienza legata a GNU che, per chi non lo sapesse, è un acronimo ricorsivo che sta per “Gnu is not Unix”.
Finale pirotecnico
Dopo aver parlato di Linux, Stallman interrompe il suo discorso. Afferra una busta di plastica e con tono incerto, rivolgendosi più a se stesso che al pubblico, dice: “Bene ora vi mostrerò un altro aspetto della mia personalità…”
Ci siamo, penso, ora si traveste da Zorro o, magari, da Superman con la faccia di Bill Gates sormontata da una segnale di divieto di accesso stampigliata sul petto.
Nulla di tutto questo. Colpa mia che mi sono perso gran parte degli show di Stallman in Italia e non ho rammentato le numerose foto in internet che lo raffigurano come… il paladino della GPL.
Stallaman sorridendo indossa quella che ora appare come una tunica nera e poi un curioso copricapo a forma di 33 giri colore oro che simboleggia una specie di aureola.
Il paladino della free software foundation è pronto… e si mette in posa per i fotografi.
A dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le conferenze di Stallman sono sempre più uno spettacolo ben rodato e accattivante.
Si chiude con il monito di sempre che tuttavia non manca di appassionare e di infiammare i cuori.
“Per appoggiare la causa del software libero non basta usare Linux, bisogna battersi perché la libertà, anche quella del software, sia rispettata sempre, giorno dopo giorno. Deve essere una battaglia collettiva per affermare un principio fondamentale che non deve mai essere dato per scontato.
La libertà, in fondo, è l’unica cosa di cui abbiamo veramente bisogno…”
Stretta al cuore, voglia di emulare la carica dei cavalieri di Rohan ne “Il Signore degli Anelli” contro le orde malefiche di “Gates” e la sua schiera di sistemi operativi nemici del genere umano. Ma passa quasi subito…
Vale la pena di rimarcare come anche questa volta Stallman abbia sottolineato, a proposito di libertà, il paradosso americano dove è proibito usare software liberi per vedere DVD ma solo software proprietari che supportano il DRM (Digital Rights Management), un sistema di protezione, o, come afferma Stallam a proposito della privacy violata dell’utente: Digital “Recognition” Management. Quindi se uno vuole rimanere fedele all’etica del software libero e utilizza un sistema GNU/Linux ha un unico modo per farlo: non vedere i DVD, cosa che peraltro Stallman ha ammesso di fare.
Si tratta di una visione un po’ integralista: se si usa un sistema con licenza libera tipo GPL, si devono usare programmi liberi con licenza GPL. Una prova di fede davvero…
Emacs
La storia del free software (software libero e non gratuito) inizia nel 1985, quando negli Stati Uniti Richard M. Stallman pubblica il manifesto Gnu, al termine di un lungo percorso di riflessione iniziato negli anni ’70. In quell’epoca Stallman, l’ultimo custode dell’etica hacker sviluppata al MIT (Massachusetts Institute of Technology), storico centro universitario americano, incubatrice di molti importanti progetti legati a Internet, utilizza i principi assimilati nei suoi anni di permanenza all’Ia Lab, il laboratorio di intelligenza artificiale, come linee guida per la sua opera più conosciuta, un programma di editing chiamato Emacs che permette agli utenti di personalizzarlo senza limite: la sua architettura aperta incoraggia le persone ad aggiungervi nuove funzioni e a migliorarlo senza sosta.
Stallman distribuisce gratis il programma a chiunque accetti la sua unica condizione: rendere disponibili tutte le estensioni apportate, in modo da collaborare al miglioramento di Emacs, che diviene quasi subito l’editor di testi standard nei dipartimenti universitari di informatica.