Un hard disk da un miliardo di anni

Posted On 30 Mag 2009
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cleDa Milano – La tecnologia si evolve a grande velocità, ormai i ricordi, i video, i documenti sono in gran parte digitali. Se da un lato tutto è diventato più fruibile e il processo di digitalizzazione ha consentito l’interscambio, dall’altro c’è un piccolo problemino che sta cominciando a polare la mente dei ricercatori: i supporti digitali sono deperibili, la loro durata è, spesso, molto inferiore a quella dei cari vecchi documenti cartacei. Qualche esempio?
Il Codice Atlantico di Leonardo, che raccoglie su carta disegni e scritti elaborati in un arco di tempo compreso tra il 1478 al 1519, è arrivato, con tutte le attenzioni del caso, tranquillamente ai giorni nostri ed è tutt’ora consultabile.
Viceversa, i dati conservati, ad esempio, in un DVD sono di difficile conservazione perché il supporto dura pochi anni, alcuni DVD mostrano segni di perdita di immagine molto velocemente, perché i loro strati di colla e di plastica si rivelano relativamente fragili e vulnerabili all’ esposizione alla luce solare e al maltrattamento derivante dalla manipolazione.
Anche gli hard disk presentano lo stesso problema. Il materiale ferromagnetico che li riveste e consente la scrittura e la lettura dei dati, è piuttosto deperibile. Se decidessimo di archiviare tutto il sapere dell’umanità in un hard disk dalle capacità immense, rischierebbe comunque di non arrivare ai posteri e di deteriorarsi molto prima.


Proprio per questo i ricercatori dell’ Università della California, a Berkeley, stanno mettendo a punto un sistema di archiviazione dati a prova di bomba, capace di resistere alle “sabbie del tempo”, per milioni di anni, anzi miliardi.
Il sistema è basato su nanotubi di carbonio che, come i diamanti, sono tra le più stabili strutture esistenti. Il sistema consiste nel collocare un unico cristallo di ferro a pochi miliardesimo di metro all’interno di una vasta cavità di nanotubi di carbonio. Una volta inseriti nei tubi, i nanocristalli di ferro agiscono come bit di dati, scorrendo fisicamente da una delle estremità del tubo all’altra in risposta a una corrente elettrica e nel processo di registrazione da un “1” a uno “0” del linguaggio binario dei computer.
Naturalmente si spera che poi tra qualche miliardo di anni questi supporti di archiviazione dati perfettamente conservati potranno essere letti, perché altrimenti sarebbe come conservare per le generazioni future un 45 giri in vinile e dimenticarsi di allegare il mangiadischi…



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