Videogiochi, continua la crisi ma non per i titoli storici
Da Milano – I dati rilasciati giovedì da NPD segnalano un altro mese di crisi per il mercato dei videogiochi americano che ha registrato una flessione del 19 per cento con una perdita secca di 1,07 miliardi dollari.
Il taglio dei prezzi su diverse console ha avuto un impatto limitato, come evidenziato da un calo del 23 per cento nelle vendite di hardware negli Stati Uniti nel mese di ottobre.
Wii ha venduto 507.000 unità nel mese di ottobre, seguito da 321.000 di PS3 e 250.000 per Microsoft e la sua Xbox 360. La PS3 è stata l’unica console in controtendenza a crescere rispetto al recente passato, ma non era certo difficile crederlo viste le posizioni da cui era partita.
Ma non si tratta solo di un problema di vendite legato all’hardware, le vendite di software USA, quindi di videogiochi, sono diminuite del 18 per cento, sempre nel mese di ottobre.
All’inizio di questa settimana, Electronic Arts ha annunciato il taglio di 1.500 posti di lavoro.
Eppure in un scenario che si sta facendo apocalittico, ci sono delle piccole schiarite.
Activision Blizzard Inc ha infatti annunciato il record di vendita nel primo giorno di lancio di “Call of Duty: Modern Warfare 2”.
Questa tendenza rivela in realtà quello che probabilmente sarà il prossimo scenario del mondo dei videogame. Continueranno a vendere moltissimo solo i videogiochi realizzati con budget “cinematografici”, veri e propri eventi per cui vale la pena di spendere anche 60 euro senza battere ciglio.
Il mercato sta diventando molto selettivo, tutto il sottobosco di videogiochi realizzati con budget risicati non ha più senso di esistere, il loro mercato viene eroso dalle mini applicazioni, ad esempio per iPhone, che, per quel livello di sviluppo, garantiscono una soglia simile di divertimento a prezzi decisamente più contenuti.
Insomma produrre videogiochi sarà sempre più in futuro una cosa tremendamente seria e costosa che solo poche società/gruppi nel mondo potranno permettersi. Gli altri potranno forse sopravvivere però abbassando i prezzi che il mercato non è più in grado di accettare e la crisi c’entra solo fino ad un certo punto.