La Corte di Giustizia europea dà ragione a Google
Da Milano – La missione di Google è di fornire ai nostri utenti tutte le informazioni disponibili affinché possano fare scelte informate. Per questa ragione, eravamo in attesa di ricevere una serie di decisioni da parte della Corte Europea di Giustizia che indicassero fino a quale punto il diritto di marchio può essere usato per limitare l’accesso alle informazioni disponibili agli utenti. La prima di queste decisioni è stata resa pubblica oggi.
La domanda posta all’attenzione della Corte era se un inserzionista avesse la possibilità di scegliere le parole chiave liberamente nel momento in cui intendesse raggiungere i propri utenti su Internet. In altre parole, se gli inserzionisti potessero mostrare un loro messaggio promozionale quando il marchio di un’altra società era tra le parole usate come termine di ricerca.
I marchi sono parte della nostra vita quotidiana e della nostra cultura, ci aiutano ad identificare i prodotti e i servizi che stiamo cercando. Sono anche un elemento indispensabile per le aziende per vendere e pubblicizzare i loro prodotti o servizi. Ma i diritti legati al marchio non sono assoluti.
Il modo migliore per tutelare l’interesse degli utenti sia permettere l’accesso alla più ampia scelta di parole chiave possibile, così da fornire un messaggio pubblicitario pertinente e di contenuto informativo per un’ampia varietà di contesti. Ad esempio, se un utente cerca delle informazioni su un particolare modello di automobile, molto probabilmente vorrà trovare più di un sempice link al sito della casa che la produce. È probabile che voglia trovare anche informazioni sui vari concessionari che vendono quella macchina, eventuali offerte dell’usato, recensioni o informazioni su altre auto della stessa categoria.
Inoltre, contrariamente a quanto affermato da alcuni, questo caso non riguarda la volontà di Google di rivendicare il diritto di ospitare messaggi pubblicitari di beni contraffatti. Google ha regole molto severe che vietano la pubblicità di falsi, poiché questa pratica si traduce in una cattiva esperienza per gli utenti. Infatti collaboa attivamente con i titolari di diritti di proprietà intellettuale per identificare e perseguire i contraffattori.
Alcune aziende vogliono limitare la scelta degli utenti attraverso un’estensione della legge di tutela dei marchi, che finisca per comprendere anche l’uso delle parole chiave nella pubblicità online. Costoro vogliono essere in grado di esercitare un maggiore controllo sulle informazioni disponibili per gli utenti, al fine di impedire ad altre società di fare pubblicità quando un utente inserisce il loro marchio in un motore di ricerca. In altre parole, la loro volontà è controllare e restringere la quantità di informazioni che gli utenti possono visualizzare in risposta alle loro ricerche.
Oggi, la Corte Europea di Giustizia ha confermato che Google non ha violato il diritto dei marchi nel consentire agli inserzionisti l’acquisto di parole chiave corrispondenti ai marchi di impresa dei loro concorrenti. È stato anche confermato che la legge europea che protegge gli hosting service provider si applica anche al programma pubblicitario Google AdWords. È importante che sia stato ribadito questo principio fondamentale alla base del libero flusso di informazioni attraverso la Rete.
Il principio che Google guida è sempre stato che la pubblicità debba avvantaggiare gli utenti, l’obiettivo è di assicurare informazioni commerciali che siano pertinenti e utili. Google studierà con attenzione la decisione per continuare a mostrare messaggi pubblicitari che permettano agli utenti di effettuare scelte informate.