PLANTOID: il futuro tecnologico dell’Europa ha radici robotiche
Da Genova – Partenza ufficiale per il progetto europeo della durata di tre anni “PLANTOID”, coordinato dal Center for Micro-BioRobotics (CMBR) dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il 7 e l’8 giugno, presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Firenze. Il progetto Innovative Robotic Artefacts Inspired by Plant Roots for Soil Monitoring (PLANTOID), finanziato nell’ambito del prestigioso programma Future and Emerging Technologies (FET – Open) della Commissione Europea, ha l’obiettivo di progettare e realizzare robot ispirati alle piante – detti appunti “Plantoid” – i quali, combinando una nuova generazione di tecnologie hardware e software, saranno capaci di imitare il comportamento delle radici.
Il progetto coinvolge, oltre al CMBR dell’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università degli Studi di Firenze, l’Institut de Bioenginyeria de Catalunya (IBEC) e l’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL), e sarà condotto da un consorzio scientifico fortemente interdisciplinare composto da ingegneri, biologi delle piante ed esperti informatici.
“La robotica ispirata alle piante è un campo del tutto innovativo” dichiara Barbara Mazzolai, responsabile scientifica del progetto e Coordinatrice del Center for Micro-BioRobotics (CMBR) dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Pisa, “il progetto PLANTOID si propone da una parte di condurre studi avanzati sul comportamento degli apici radicali – e di conseguenza delle loro caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche – e dall’altra di fornire modelli e primi prototipi di radici robotiche che li imitino, con un focus particolare sulla capacità penetrativa, esplorativa ed adattativa“.
In particolare, i ricercatori del CMBR di IIT si dedicheranno allo sviluppo della parte hardware della radice robotica, dei sensori fisici da integrare nell’apice radicale e degli attuatori che permetteranno al robot di fare penetrare e orientare le radici, oltre ad approfondire il fenomeno del tropismo e quindi la risposta delle radici agli stimoli esterni, quali nutrimento e gravità; il gruppo dell’Università di Firenze, condurrà studi sulla comunicazione chimico-fisica che avviene tra le radici di una stessa pianta permettendo la loro crescita coordinata; quello dell’IBEC si focalizzerà sui sensori chimici necessari all’apice per il riconoscimento delle sostanze presenti nell’ambiente; il gruppo dell’EPFL svilupperà l’architettura software necessaria al controllo della struttura robotica e dei relativi sensori.
Ogni Plantoide sarà costituito da un apice radicale munito di sensori, attuatori e unità di controllo, e da un tronco robotico, collegati meccanicamente tra loro da una struttura allungata. L’obiettivo finale del progetto è di realizzare una rete di radici robotiche sensorizzate, che riproducano la capacità di esplorazione, di adattamento ambientale e di coordinazione tipica dei vegetali, e forniscano un modello di pianta artificiale equiparabile al mondo naturale anche in termini di efficienza energetica e di sostenibilità.