La prima mappa del cibo a domicilio in Italia, in 18 città da nord a sud

da Milano – Gli italiani ordinano a domicilio e grazie al digitale emergono gusti, passioni, abitudini e nuovi trend, oltre a differenze tra le preferenze di uomini e donne, giovani e meno giovani e professionisti o studenti. A rivelarlo è la prima “Mappa del cibo a domicilio in Italia” in 18 città da nord a sud, realizzata da Just Eat, leader nel mercato dei servizi per ordinare pranzo e cena a domicilio presente in Italia dal 2011.

Lo studio nasce per osservare da vicino le dinamiche della rivoluzione del digital food delivery – dalle scelte legate alle cucine, ai piatti più desiderati esplorando, di città in città, i comportamenti, la professione, l’età e l’approccio alla varietà in cucina e all’ordinazione a domicilio.

Lo studio fotografia una popolazione che ama mangiare a casa, e desidera farlo bene, variando molto e sperimentando piatti e gusti. Questo è quanto emerge in primis dalla top ten delle cucine più desiderate che, dopo la pizza, ancora storica preferita, vede in ordine:

Hamburger, Giapponese, Cinese, Italiano, Panini e Piadine, Indiano, Pollo, Greco, Dolci e Gelato.

Gli italiani amano dunque mixare la tradizione con le cucine di tendenza e i piatti oltreconfine, ma da Nord a Sud i nostri connazionali hanno preferenze molto diverse. Tra le 18 città analizzate a Milano vincono giapponese e hamburger con una rimonta dell’indiano, a Roma domina il cinese e cresce la cucina italiana, a Napoli si preferiscono panini (23%) dolci e giapponese,  a Palermo si ordinano pollo, giapponese ma anche gelato, a Bari spopola il greco e a Cagliari medio orientale e hamburger, mentre tra i genovesi è comparsa nell’ultimo anno la cucina messicana e la mania del fritto tra i veronesi,infine i bolognesi sono tra i pochi a difendere la bandiera tricolore, prediligendo cibo italiano.

Ma non solo. Gli Italiani amano spaziare da Nord a Sud provando prelibatezze di altre regioni come le lasagne e la cotoletta alla milanese che spopolano negli ordini dei baresiil pesto alla genovese a Cagliari, il pasticcio alla bolognese nella città di Padova, per finire con i bigoli alla matriciana romani particolarmente amati dai Veneziani.

 

In Italia il digital food delivery cresce, con alcune eccellenze legate a un’esplosione degli ordini a domicilio in comuni dove il servizio è arrivato in tempi recenti e grazie a un boom di affiliazioni da parte di ristoranti locali. Dal 2015 ad oggi ogni città ha trainato infatti questo trend in ascesa in modi e con cucine diversi, guidando la crescita di ogni città tendenzialmente con una cucina in particolare: a Genova la cucina più in crescita è l’indiano (+147%), a Roma il messicano (+ 76%) e a Milano la cucina healthy (+ 73%), ma troviamo anche i dolci a Verona, il vegano a Torino, la cucina etnica a Firenze e le specialità di carne e pesce a Palermo.

 

Anche gli stili di vita personali e professionali però stanno influenzando l’andamento di questo mercato dove per esigenze, e con modalità diverse, emergono trend variegati. Impiegati (40%) e studenti (34%) ordinano infatti con più frequenza, seguiti dai liberi professionisti (14%) che sono però coloro che amano di più variare le cucine e sperimentare nuovi piatti. Ma guardando nel portafoglio il libero professionista è la figura più disponibile adinvestire in un pranzo o una cena ordinata via app a domicilio, con mediamente 700 euro all’anno di spesa, seguito dall’impiegato con 647 euro di spesa,e da chi sta ancora facendo un percorso di studi che spende 378  avendo una capacità economica inferiore.

 

Questa nuova modalità di consumo sta interessando le abitudini dell’intera popolazione. Esplorando i trend generazionali, si scopre un’intensa attività di digital food delivery da parte dei Millennials 18-36 (70%) seguiti dalla Generazione X 36-45 (22%) e dagli over 45 (8%). I più adulti si dimostrano però più desiderosi di sperimentare cucine particolari, ordinando cucina giapponese (14%) e cibo asiatico (10%), mentre i più giovani (18-25 anni) amano ancora la pizza a casa (75%) da condividere con gli amici in occasione dello studio, di una serata davanti alla tv o di una festa. Ma come si dividono i gusti tra uomini e donne? Se si dividono equamente tra chi ordina di più, le più attive sono le Millennials (75%) rispetto agli uomini della stessa età (69%), situazione opposta per la Generazione X che vede ordinare di più gli uomini (23%) del gentil sesso (17%) con in coda per entrambi invece gli over 45 (8%). Anche nella tipologia di ordini e fedeltà ai ristoranti poi si evincono forti differenze. Il mondo femminile ama ricevere a domicilio cibo giapponese (14%), mentre l’emisfero maschile oltre alla pizza che regna sovrana (55%) preferisce scegliere tra oltre 50 cucine di tipologie diverse (12%), in particolare hamburger, etnico, sudamericano e dolci. Le donne sono inoltre più fedeli ai medesimi ristoranti, soprattutto se si tratta di cucine orientali, mentre gli uomini tendono a ordinare cibi sostanziosi per non rischiare di rimanere delusi e a stomaco vuoto.

 

Ogni giorno attraverso la nostra piattaforma mettiamo in contatto oltre 6.500 ristoranti con tutti coloro che desiderano mangiare a casa, scegliendo la propria cucina preferita tra una varietà incredibile di menù disponibili. Parliamo di oltre 300.000 piatti e 70 tipi di cucine” spiega Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia. “La Mappa è stata creata per offrire una visione a 360° del fenomeno visto dal nostro osservatorio privilegiato e da cui emerge uno scenario che attesta la crescente diffusione del fenomeno, la voglia di varietà degli italiani in fatto di cibo e cucine e un po’ anche una conferma della nostra cultura, diversa da città a città ma unita dalla passione per il buon cibo. Le evidenze emerse dallo studio – continua Contini – consolidano infatti i trend evidenziati lo scorso anno dal nostro osservatorio con GFK Eurisko secondo cui il consumo di cibo a domicilio è un fenomeno già molto diffuso e con un potenziale di 10 milioni di italiani. Una tendenza che può essere ulteriormente avvallata dal valore economico delle pizze ordinate su Just Eat nel 2016 pari a 40 milioni di euro, una quantità che, se messa in fila, coprirebbe circa 100 KM di distanza”.

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